investigazioni aziendali

Finta malattia dipendenti: quali prove servono per il licenziamento?

Posso licenziare un dipendente che si finge malato? Sì al licenziamento per simulazione di malattia anche se certificata, quando i fatti dimostrano il contrario. Per poter procedere con il licenziamento giusta causa, è necessario che il datore di lavoro si precostituisca delle prove incontrovertibili, che dimostrino la condotta illecita e perpetrata del lavoratore. Ovviamente, è necessario che tali elementi, siano raccolti nel rispetto dello Statuto dei Lavoratori e in osservanza del codice privacy pena, la loro inammissibilità. Dunque, come provare il comportamento illecito del dipendente? Numerose sono le imprese che in questi ultimi anni si affidano a Investigatori Privati per stanare i dipendenti infedeli che usufruiscono, in modo illecito, delle assenze da lavoro per malattia. Tuttavia, ancor’oggi, alcuni titolari d’azienda sono reticenti nell’affidare l’incarico a un Detective.  A tal proposito, è opportuno fare chiarezza e sgomberare il campo da eventuali dubbi: è legittimo l’accertamento sullo stato di malattia del lavoratore a mezzo di investigatori privati autorizzati. Per ulteriori informazioni non esitare a contattare il nostro Istituto Investigativo Ti forniremo consulenza Legale e Investigativa in ambito giuslavorista. Dunque, la raccolta di prove attraverso l’opera di un Investigatore Privato è consentita purché l’indagine sia condotta per fini di tutela del patrimonio economico aziendale. A confermarlo sono le numerose pronunce giurisprudenziali che consolidano l’orientamento dello Organo Giudicante. “al datore di lavoro non è precluso procedere, al di fuori delle verifiche di tipo sanitario, ad accertamenti di circostanze di fatto atte a dimostrare l’insussistenza della malattia o la non idoneità di quest’ultima a determinare uno stato d’incapacità lavorativa e, quindi, a giustificare l’assenza (Cass. 25162/2014; Cass. 6236/2001)”.  

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Furto in azienda – Come licenziare il dipendente.

FURTO SUL POSTO DI LAVORO  Siamo un Istituto Investigativo leader nelle investigazioni aziendali, veniamo spesso incaricati dalle aziende che necessitano ottenere prove inconfutabili, e legalmente valide per il licenziamento giusta causa. FORNIAMO CONSULENZA LEGALE E INVESTIGATIVA Furti e sottrazione di denaro in azienda: raccogliere prove utili al licenziamento. Furto di materiale e mancata emissione di scontrini, questi sono gli illeciti che più di frequente commettono i dipendenti infedeli all’interno dell’azienda. Le tecniche adottate dai malfattori sono le più variegate, molto spesso sfruttano le c.d. zone d’ombra dove, il mancato o non corretto posizionamento degli impianti di videosorveglianza, l’assenza (o inosservanza) di protocolli afferenti i processi di acquisto, stoccaggio e trasporto, portano dipendenti infedeli ad agire in completa disinvoltura e lontano da occhi indiscreti. Nella stragrande maggioranza dei casi il datore di lavoro si trova a dover porre rimedio alla questione quando l’entità ha assunto una certa rilevanza ovvero, quando il danno economico patito risulta essere consistente. Quando ci si trova di fronte a tali episodi, come ci si comporta? Anzitutto preme sottolineare che nei casi di furto in azienda il datore di lavoro può – licenziare per giusta causa e senza preavviso – il dipendente infedele che è stato sorpreso a rubare. Per dar corso a tale provvedimento disciplinare e, scongiurare potenziali vertenze da parte del lavoratore (grava sul datore l’onere di comprovare l’illecito – art. 2697 c.c. la parte che intende far valere la legittimità della risoluzione del contratto, anche alla luce delle norme di legge che la disciplinano e che rilevano in base al citato art. 1374 c.c., deve provare i fatti che ne sono a fondamento), è di fondamentale importanza precostituirsi prove “incontrovertibili” finalizzate a documentare l’evento delittuoso. La raccolta degli elementi probatori si può eseguire in modalità autonoma, ma è preferibile delegarla a Investigatori Privati esperti in diritto del lavoro giacché, un’eventuale raccolta e produzione indiscriminata di documenti e prove illegittime (la normativa Privacy e lo Statuto dei Lavoratori pongono condizioni ben precise sulle regole generali poste a tutela del lavoratore), esperita da soggetti non esperti in materia, potrebbe non solo pregiudicare il buon esito del provvedimento disciplinare, ma addirittura portare all’impugnazione del licenziamento da parte del dipendente con conseguente reintegra nel posto di lavoro. per saperne di più … contattateci!

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Controllo dei dipendenti e tutela del patrimonio aziendale

“Il Nuovo Scenario della Videosorveglianza sul Lavoro: Le Novità dell’Articolo 23 del D.Lgs. e le Implicazioni per Dipendenti e Datori di Lavoro”   Con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni dettate dall’articolo 23 del D.Lgs., parte integrante delle riforme del Jobs Act, l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori ha subito importanti modifiche che ridefiniscono il panorama della videosorveglianza sul luogo di lavoro. Dopo 45 anni dalla sua approvazione, questo aggiornamento rivoluziona la gestione dei controlli indiretti a distanza sui dipendenti, tenendo conto degli sviluppi tecnologici e delle esigenze organizzative delle imprese. Rispetto alla Privacy e alla Dignità del Lavoratore Il primo comma dell’art. 4, pilastro del diritto alla riservatezza dei dipendenti, conferma il divieto assoluto di utilizzare impianti audiovisivi o altri strumenti per controlli a distanza esclusivamente orientati al dipendente. Controlli Indiretti e la Tutela del Patrimonio Aziendale Il secondo comma, invece, introduce una significativa novità. Consente l’installazione di strumenti che implicano, anche se indirettamente, il controllo dei dipendenti solo in presenza di esigenze organizzative, produttive o di tutela del patrimonio aziendale. Quest’ultima inclusione rappresenta un punto di svolta, aprendo la strada a riflessioni sotto il profilo della privacy e dei controlli difensivi. Privacy e Informativa Obbligatoria Sotto il profilo della privacy, l’informativa ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/2013 deve indicare chiaramente le finalità del trattamento dei dati, specificando l’utilizzo degli impianti per la tutela del patrimonio aziendale. La novità non solo rispetta le esigenze di trasparenza, ma sollecita un’analisi critica sulla liceità dell’attività di registrazione vocale, ponendo l’attenzione sul rispetto delle normative vigenti. Controlli Difensivi: Il Bilanciamento tra Privacy e Sicurezza Aziendale Il dibattito si sposta sui controlli difensivi e la loro compatibilità con le nuove normative. L’interpretazione letterale potrebbe ostacolare controlli difensivi occulti, ma la giurisprudenza passata, con il supporto della Cassazione, aveva sostenuto l’utilizzabilità delle prove raccolte in modo occulto in procedimenti penali. Semplificazioni Procedurali e Nuovi Obblighi Tra i pregi dell’aggiornamento, spicca la semplificazione della procedura autorizzatoria. Ora, le aziende possono installare impianti audiovisivi previo accordo collettivo con le rappresentanze sindacali, senza la necessità di ricorrere a procedure complesse. In mancanza di accordo, è richiesta l’autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro. Risvolti Privacy nell’Uso di Strumenti con Registrazione Audio L’articolo 4 sottolinea la possibilità di registrazione audio, sottolineando l’importanza di verificare la liceità di tale attività. Si pone l’attenzione sul rischio di incappare nel reato di intercettazione abusiva, richiamando precedenti giurisprudenziali e sottolineando l’importanza di rispettare criteri di legittimità del trattamento dei dati personali. Conclusioni: Bilanciare Sicurezza e Privacy In conclusione, il nuovo scenario normativo impone una riflessione approfondita sul bilanciamento tra sicurezza aziendale e privacy dei dipendenti. Le semplificazioni procedurali offrono una maggiore flessibilità, ma il rispetto delle norme privacy è imprescindibile. La sfida consiste nel garantire un ambiente di lavoro sicuro senza compromettere la dignità e la riservatezza dei lavoratori. In un contesto sempre più connesso, le imprese sono chiamate a adattarsi alle nuove dinamiche, con la consapevolezza che il rispetto delle normative rappresenta il fondamento di una gestione equilibrata ed etica delle risorse umane.

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Licenziamento legittimo quando gli strumenti aziendali sono usati per scopi estranei a quelli dell’ente

USO DIFFORME BENI AZIENDALI   Nel mondo aziendale, ogni strumento è un tassello fondamentale che contribuisce al corretto funzionamento dell’organizzazione. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 10836/2017, ha sottolineato l’importanza di preservare l’integrità degli strumenti aziendali e la corretta condotta dei dipendenti. In particolare, ha confermato il licenziamento per giusta causa di un dipendente dell’Inps che ha utilizzato il fax aziendale per attività esterne, rivelando una prospettiva estensiva a tutti gli strumenti aziendali. Questa interpretazione pone una base solida per tutelare l’azienda da abusi e garantire che le risorse siano impiegate correttamente.   Il Contesto delle Risorse Informatiche: In un paese come il nostro, dove il cellulare aziendale o il notebook spesso vengono percepiti come benefit anziché strumenti di lavoro specifici, la sentenza assume un’importanza rilevante. La coerenza con l’orientamento già presente nel Jobs Act è evidente. L’utilizzo improprio di risorse aziendali rappresenta un danno economico e un ingiusto profitto per altri. Pertanto, diventa cruciale implementare un piano di audit IT che rispetti le libertà personali dei dipendenti ma, al contempo, protegga l’azienda da abusi e utilizzi impropri delle risorse. Audit IT e Digital Forensics: Per individuare efficacemente gli abusi, è necessario adottare un piano di audit IT che si basi sui principi della digital forensics. La volatilità e fragilità delle prove informatiche richiedono un approccio scientifico e oggettivo. Solo attraverso un’analisi accurata e basata su elementi concreti è possibile contrapporsi a terzi e garantire che l’azienda sia protetta da eventuali utilizzi impropri delle risorse informatiche. La sentenza 10836/2017 e l’orientamento delineato nel Jobs Act sottolineano l’importanza di un utilizzo corretto degli strumenti aziendali. Implementare un piano di audit IT basato sui principi della digital forensics è essenziale per preservare l’integrità delle risorse informatiche, tutelando contemporaneamente i diritti dei dipendenti. In questo equilibrio, le aziende trovano una difesa robusta contro abusi e garantiscono un ambiente lavorativo etico e efficiente.

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