Entrambi i genitori devono mantenere i figli: a pagare le spese deve essere non solo quello con il reddito più alto, condannato dal giudice a pagare mensilmente l’assegno, ma anche quello col reddito più basso.

Quando i coniugi si separano, il fatto che il giudice condanni quello col reddito più alto a pagare il mantenimento dei figli non vuol dire che anche l’altro non vi debba concorrere. Anzi, l’obbligo di mantenere i figli grava sia sul padre che sulla madre, benché in maniera diversa e in proporzione ai rispettivi redditi.

Questo significa che se – ad esempio – i figli vanno a vivere dalla madre e questa ha un reddito più basso dell’ex marito, la stessa non può chiedere al giudice, in sede di separazione, che accolli sul padre tutti i costi necessari a far crescere, mangiare ed educare i bambini. Nel quantificare la misura dell’assegno di mantenimento il tribunale non deve tenere conto di ogni possibile costo necessario al mantenimento dei figli, perché, anche se in misura inferiore, le spese competono anche alla madre. Lo ha chiarito la Cassazione con una recente ordinanza [1].

Per comprendere il principio e spiegare meglio perché il mantenimento dei figli spetta anche al coniuge con il reddito più basso, facciamo un esempio.

Immaginiamo un uomo e una donna che si separino. Davanti al giudice lei, dopo essersi fatta quattro conti, chiede un mantenimento per il bambino, ancora minorenne, di 600 euro al mese. A tanto – secondo la madre – ammontano tutte le spese che servono per farlo mangiare, pagare la retta della scuola, i libri, i viaggi, l’abbigliamento e la palestra. L’uomo non ci sta perché ritiene la somma eccessivamente gravosa per le sue tasche, già obbligato a pagare 300 euro mensili alla moglie. Chi ha ragione dei due?

La giurisprudenza ha abbandonato già da tempo l’idea che il mantenimento dell’ex famiglia debba ricadere sempre sulle tasche dell’uomo. Non solo quando la donna sia in grado di lavorare, perché giovane e formata al lavoro, ma anche perché spesso va incontro a minori spese per via dell’assegnazione della casa familiare. Senza contare poi che molte ex mogli tornano a vivere dai genitori, così risparmiando sui costi di affitto. Inoltre – ed è questo il punto su cui la pronuncia in commento pone l’accento – la Cassazione riconosce l’obbligo di entrambi i genitori di contribuire al mantenimento dei figli, anche nel caso di maggiore capacità economica di uno dei due. Chi guadagna di meno, sebbene in misura inferiore, deve contribuire alle spese per i bambini, in virtù del principio stabilito nel codice civile secondo cui gli obblighi genitoriali spettano sia al padre che alla madre in ragione delle rispettive capacità economiche.

Inoltre, chiosa l’ordinanza, per la quantificazione dell’assegno di mantenimento si deve avere riguardo all’esigenze dei figli e al tenore di vita da essi goduto durante la convivenza dei genitori.

1] Cass. ord. n. 8633/17 del 3.04.2017.

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/156722_il-mantenimento-dei-figli-spetta-anche-al-coniuge-piu-povero

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